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mercoledì 10 febbraio 2016

Comunita' cinesi all'estero, contro la crisi

Guardando i fondi commerciali nelle grandi citta' si nota come l'area cinese avanzi in modo signifcante.
Nella mia citta', Firenze, ma credo anche nelle altre, i cinesi/italiani sono forse gli unici che aprono nuove attivita'.
La cosa che colpisce e' che non sono piu' presenze in aree periferiche, ma si stanno spostando verso i centri storici e soprattutto lo fanno con prodotti e servizi  low cost.
La domanda che nasce spontanea e' come fanno i cinesi ad aprire e mantenere negozi vendendo oggetti da pochi euro oppure fornendo servizi (coiffeur) che mediamente vednono al 50% dei costi di concorrenti italiani fra i piu' economici ?
Il quesito ha, secondo me, piu' di una risposta.
Come prima cosa le comunita' cinesi hanno cash flow, capitale liquido, da investire e questo permette di trattare l'affitto o l'acquisto dei fondi a prezzi vantaggiosi visto soprattutto la congiuntura attuale (svendite immobiliari) e d il commercio in genere che incentiva l'imprenditoria cinese basata sul basso costo e non sulla qualita'.
Le comunita' cinesi hanno il concetto di "rete" insito nella loro cultura (cosa che non abbiamo noi italiani ad esempio) e questo li rende forti, perche' strutturati in ordine gerarchico, preparati anche nell'operare in terra starniera. La comunita' cinese e' una comunita' forte, chiusa e potente supportata dallo Stato centrale di Pechino.
Il cinese poi e' un grosso lavoratore, ambizioso, che persegue in modo ossessivo l'obiettivo di diventare ricco. E' un imprenditore, che conosce il rischio, e' un giocatore d'azzardo, e' uno che conosce bene i numeri.

Tuttavia tutte queste caratteristiche che fanno del cinese un abilissimo commerciante ed un buon imprednitore, non sono sufficienti a spiegare come sia possibile vendere prodotti a basso costo (talvolta meno cari che in Cina) e sopravvivere, anzi allargarsi, mentre concorrenti locali, italiani, con lo stesso prodotto, esercizio, location chiudono.

Credo che alla base di questo successo cinese ci sia qualcosa di piu' di una buona programmazione e di una attenta gestione contabile/commerciale. Sono note le leggerezze contabili, la gestione delle risorse umane o gli articoli di dubbia origine o certifcazione che la cronaca quotidiana riporta circa l'attivita' di certi imprenditori cinesi. Ma non sarebbe giusto generalizzare. Ci sono anche quelli in regola.
Credo che la politica di penetrazione nei mercati piu' sviluppati da parte della comunita' cinese non sia stata una iniziativa pioneristica di alcuni o di qualche Provincia, quanto piuttosto una programma del governo di Pechino atto a sviluppare una rete ed una presenza stabile finanziaria e culturale per poter attingere e formare i propri cittadini sull'economia internazionale. Cosi' la Cina adesso e' pronta ad investire all'estero in materie prime (tanto a lei necessarie) e risorse umane formate senza spostarsi, ma attingendo da comunita' stabilmente radicate. E se ne  vedono i frutti: in Africa, Sud-America, Canada, USA, Medio Orinete. In ogni mercato hanno un approccio simile, ma con finalita' diverse a seconda del'obiettivo finale. Se Canada e USA sono importanti aree per la formazione professionale, Africa e Sud America lo sono per il controllo delle materie prime, cosi' come alcuni Paesi dl Medio Oriente (Iran) lo sono sia per la fornitura di  materia prima che per un controllo geo-politico verso le altre grandi super potenze.
L'obiettivo della conquista mondiale passa dal controllo della finanza, dalla formazione di quadri qualificati (sempre piu' cinesi studiano all'estero) e questo garantisce la crescita del Paese (non piu' chiuso com'era fino al 1979) e la presenza attiva e significativa negli altri Paesi mondiali. 
Forse l'obiettivo principale e' quello di diventare la prima delle super potenze mondiali.

BUON ANNO CINESE !