Si celebra oggi in Cina la festa nazionale della Repubblica Popolare Cinese proclamata il 1° ottobre 1949.
La Repubblica Popolare Cinese compie quindi 64 anni ed in questi anni (soprattutto negli ultimi venti) ha visto una crescita ed un cambiamento che non ha conosciuto rallentamenti. Da nuova Repubblica isolata dal mondo (nel 1949) si trova adesso ad essere tra le prime economie mondiali con la prospettiva e l'ambizione di essere la prima entro pochi anni.
Guardando la Cina mi viene automatica una riflessione sull'Italia da dove siamo partiti a dove stiamo arrivando. Ammirando il successo della Cina annotiamo la nostra perdita di credibilità. Basta guardare cosa ha fatto la Cina per capire il suo successo e, purtroppo, constatare il nostro insuccesso dovuto ad azioni diametralmente opposte a quelle cinesi.
Per crescere la Cina ha puntato sulla stabilità politica. Talvolta usando la forza per mantenerla a scapito dei diritti civili, ma a vantaggio di una crescita economica e sociale.
I piani quinquennali cinesi, nati emulando quelli Russi, hanno garantito la programmazione ed il raggiungimento dei risultati prefissati, ovviamente passando da aggiustamenti non indolore quali la rivoluzione culturale o le ultime politiche di Mao prima della morte, Tienanmen.
Il rapporto costruttivo con i Paesi esteri, anche quelli storicamente nemici, ha permesso alla Cina di cooperare per la crescita interna senza essere comprata o sfruttata dai Paesi più forti economicamente.
Lo spirito e l'orgoglio nazionale è, secondo me, la forza della Cina ed è quella continuità ed eredità che ha ricevuto e tramandato prima Mao poi Deng. La Cina che in cinese si dice 中国 Zhōngguó, letteralmente «Paese di Mezzo» o «Splendore del centro» da millenni si considera al centro del mondo e questa è la loro forza. Anche nei momenti di vera solitudine mondiale, soprattutto all'inizio della Repubblica, non si è mai sentita più debole di altri.
In questa ostinata, ma giusta programmatica politica di sviluppo la Cina ha ridotto l'analfabetismo e la povertà in un territorio che è un continente.
Guardando in casa nostra ci si accorge il perché l'Italia perde posizioni: instabilità politica, divisioni interni, mancanza di una programmazione politica/economica, ed altro ancora.
In Cina ci sono sicuramente degli elementi negativi dovuti sia ad una crescita rapida sia ad una politica che non permette deroghe al programma. Il partito unico ha prodotto corruzione; il sistema giuridico (peraltro acerbo perché nato dopo il 1980) è fallace ed in continua evoluzione, fra l'altro ancora permane la pena di morte; la crescita economica e sociale c'è stata, ma è nata anche una minoranza politicamente e finanziariamente forte a scapito di una fascia di poveri che è quasi di 800 milioni. Probabilmente altre problematiche, tipiche dei Paesi sviluppati prenderanno il posto in Cina a quelle dei Paesi in Via di Sviluppo a cui fino ad ora hanno dovuto tener testa.
Resta il fatto che la Cina è in realtà la vera culla e grande scuola della politica. E quando la politica funziona l'intero paese funziona.
Un Paese che ha chiaro ciò che vuole essere e segue un piano ben preciso, ma non scopre le proprie carte (proprio come un esperto giocatore di poker). A scuola ed alle università si insegna l'arte del contrattare, dell'arrivare al proprio obiettivo senza un conflitto )che poi è quello che insegnava Sun Tzu nell'Arte della Guerra scritto nel V° secolo avanti Cristo ) e questo avviene quotidianamente in Cina basti guardare i rapporti politici, economici, internazionali in genere.
D'altronde è proprio il dettato costituzionale all'Art 1 e 2 il vero biglietto da visita della Cina. Si parla di Repubblica democratica, ma si parla anche di partito unico e di dittatura, il potere è del popolo, ma non ci sono elezioni popolari o referendum; all'art.4 si parla del rispetto delle minoranze etniche, e non credo che siano molto d'accordo in Tibet o Xinjinag !
Di fatto queste apparenti contraddizioni nascondono una chiara e netta volontà politica e la consapevolezza che si possa riaggiustare qualcosa in futuro senza stravolgere il principio fondamentale.
Allora, nonostante il crollo del muro di Berlino non si nega il comunismo, ma si dice che la Cina ha una via del comunismo che non è come quello Russo .
Mi viene in mente la frase di un carissimo amico di famiglia, cinese, che diceva che la Cina è come un'auto che mette la freccia a sinistra e gira destra.
Mai come adesso come italiani dovremmo prendere esempio dalla Cina nello spirito nazionale, l'unità, l'orgoglio, la capacità di programmare per il resto abbiamo ancora molto da dare e non è un caso che ci sia una grande comunità cinese in Italia da decenni.
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