I cinesi 200 anni fa hanno coniato il termine Crisi unendo i due ideogrammi che vogliono dire Rischio e Opportunità.
In questo momento di forte recessione non è facile "sopravvivere" con gli strumenti tradizionali serve qualcosa di nuovo (Innovazione), serve lo studio per arrivare a questa innovazione (Ricerca) è necessario contenere i costi, ma non fermarsi, utilizzare quindi strumenti di marketing e visibilità low cost, ma sempre diretti sul mercato.
Se si parla di internazionalizzazione la cosa si complica. Cosa fare? Puntare su mercati tradizionali a basso contenuto di rischio, ma molto più concorrenziali o scommettere su mercati nuovi con minor concorrenza, ma ad alto rischio ?
Credo serva un mix fra le due strategie. Come è possibile escludere a priori, ad esempio, se andare in USA o in CINA?
Dobbiamo presenziare le due fasce di mercato.
E' adesso in questa fase di forte crisi, non solo economica/finanziaria, ma anche di valori, di idee, di progetti, che si misura la capacità dell'imprenditore che deve rischiare per avere nuove opportunità. Certamente non può stare fermo, ma nemmeno muoversi freneticamente e ciecamente in cerca di nuove opportunità.
Serve quella che fino a un paio di decenni fa veniva compensata dal boom economico: la programmazione.
Senza una oculata programmazione non si arriva ad una scelta che deve ridurre al minimo il rischio, che comunque deve esserci.
Anche la Cina oggi attraversa una fase di recessione, e questa rappresenta una opportunità per le nostre aziende. Certamente c'è qualche rischio in più e qualche fatica in più (ma in Cina è sempre faticosa !) tuttavia una flessione implica una maggiore apertura della Cina verso i Paesi stranieri..
Il problema, come sempre, è soprattutto italiano: siamo piccoli, ma non vogliamo aggregarci per essere più forti; non abbiamo fiducia nei cinesi, ma preferiamo delegare al primo venuto dalla Cina la gestione del proprio prodotto o marchio; parliamo di Made in Italy, ma non vediamo l'ora di produrre all'estero; parliamo di internazionalizzare, ma non andiamo oltre la presenza di una fiera all'estero o una missione; ed altro ancora.
Parlando con le aziende queste spesso ci domandano:
"Ma il mio prodotto piace ai cinesi? Perché se così non fosse cosa vado a fare in Cina ?"
Ovvero : vado in Cina se vendo (o ho venduto) altrimenti non vado.
A questi quesiti in genere rispondiamo che 1) Bisogna capire cosa piace ai cinesi; 2) se non mostriamo il prodotto e lo facciamo provare come possiamo capire se piace
Ovvero: la fase di proposta e acquisizione delle informazioni del mercato devono essere fatte più direttamente possibile dal produttore.
Purtroppo le aziende cercano sin dall'inizio di delegare all'acquirente la prima fase di studio e ricerca di mercato che questi deve fare a fronte di un ordine. Poi ci si meraviglia se il prodotto o viene copiato o non viene più acquistato.
Speriamo che in questo momento di crisi le aziende colgano l'opportunità di cambiare mentalità altrimenti rischiano veramente di non avere più tempo per programmare.
Un proverbio cinese racchiude in poche parole quella che è la situazione attuale e come questa può essere trasformata in opportunità :
Ciò che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla
Nessun commento:
Posta un commento