In questi ultimi giorni si legge sui giornali che la Cina vorrebbe introdurre nuovi dazi o barriere ai vini europei visto che l'Europa ha messo dazi alti sui pannelli solari prodotti in Cina.
Immediatamente tutti i giornali hanno riportato questa notizia dando quasi per certa la nuova "tassa" con conseguente danno ai produttori vitivinicoli italiani.
Occorre fare chiarezza e cercare di capire. Per far questo è opportuno conoscere la mentalità cinese e le strategie commerciali che la Cina attua da anni.
In questa situazione l'Italia ha un grosso vantaggio e cioè che il mercato cinese è molto importante per la Francia (con cifre non facili da raggiungere per l'Italia) e quindi, i francesi, per proprio tornaconto utilizzeranno i loro canali diplomatici per risolvere il problema e questo sarà anche a nostro vantaggio. Infatti si sono già mossi ! E' probabile che la Cina abbia utilizzato questo pretesto proprio per ridurre lo strapotere commerciale e di immagine dei vini francesi in Cina.
Un altro aspetto da tener conto è che la Cina privilegia i rapporti di scambio, le contropartite, il do ut des commerciale, sia come retaggio della vecchia compensazione (baratto) che attuava nei primi anni di apertura non avendo moneta (dollaro) per i pagamento e sia come politica di crescita attuata da Deng Xiao Ping dal 1979 e cioè scambio di attività, servizi, mercato per crescere (basti vedere il settore dell'auto).
Nel settore vino la Cina ha già rapporti privilegiati con Australia, Cile, California ai quali facilita l'apertura del mercato cinese per i loro prodotti a fronte di contratti speciali di forniture di materie prime come lana, acciaio, petrolio ed altro.
La Francia è un discorso a parte. I rapporti diplomatici, tutto sommato, sono sempre stati buoni sin dai primi anni del '900; i rapporti con le università sono stati ottimi da sempre. Nel Vino la Francia è entrata per prima, e proprio per la politica del do ut des commerciale, i francesi hanno "insegnato" ai cinesi a fare il vino. Forse, l'unica paura è che la Francia sia troppo presente sul mercato e che quindi la Cina voglia un po ridurre la sua "forza" commerciale. Era successo qualcosa di simile anche con Carrefour qualche anno fa.
Situazioni simili si stanno verificando con il Giappone per una disputa su una isoletta di fronte alla Cina passata al Giappone dopo la IIa Guerra Mondiale, molto piccola, anche se in posizione strategica.
Di fatto il governo cinese sta mettendo in cattiva luce il Giappone con conseguente danno commerciale alle moltissime aziende produttrici giapponesi presenti in Cina. Anche qui la situazione è a dir poco sospetta.
All'odiato Giappone è stato permesso per decenni di investire in Cina . Ciò a permesso la crescita della Cina (investimenti, tecnologia, know how, brands) basti pensare al settore elettronica, auto, trasporti, ma la troppa presenza e forza straniera in Cina deve essere tenuta sotto controllo.
La mia tesi appare più veritiera se si pensa che la Corea del Nord, Paese da sempre amico della Cina, avrebbe certo bisogno di una seria e decisa presa di posizione della vicina Cina visto il pericolo nucleare evidente. Fra l'altro, date le precarie condizioni economiche del paese e le sue dimensioni anche in termini di popolazione, credo che basterebbe davvero poco. Tuttavia la Cina non è così decisa come per il Giappone.
E l'Italia dov'è ? L'Italia non c'è semplicemente perché l'Italia in Cina non è presente così come lo sono altre realtà internazionali. Forse alla Cina è sufficiente la comunità cinese in Italia per controllare il nostro Paese !
Il vino italiano non è presente in Cina e quello presente è svenduto prima ancora di essere venduto ! Viene venduto dall'Italia Chianti DOC a €1,30, Rosso IGT a € 0,80 sfuso a € 0,45/litro il che vuol dire che il cinese può vendere una sua etichetta con un vino fatto in Italia che costa molto meno del vino fatto in Cina e, sebbene il vino italiano low cost non sia eccelso venduto a quei prezzi, è sempre meglio di quello cinese.
Allora ai tanti allarmismi apparsi sui giornali risponderei con una notizia dal taglio ottimista:
- non credo che la Cina apporrà nuovi dazi sul vino europeo;
- la Francia correrà anche per noi;
- il dazio attuale in Cina sul Vino è del 50% circa. Se anche raddoppiasse i nostri vini low cost reggerebbero sempre all'urto dell'aumento
- non abbiamo molto da perdere, perché non abbiamo grossi investimenti e non abbiamo grande visibilità
Non ci rimane che sperare nel biblico "gli ultimi saranno i primi!"
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