Ultimamente si sente parlare spesso che la Cina cerca e acquista prodotti e marchi italiani. L'export del vino è in crescita così come quello dei prodotti alimentari; la moda ha già una presenza importante con le big brands italiane; l'hi-tech italiano è molto ricercato; il turismo cinese in Italia è in aumento e si aspetta una ondata, sullo stile giapponese, nei prossimi anni.
Tuttavia questo forte interesse della Cina verso l'Italia deve essere letto alla luce di numeri e rapporti che la Cina ha con il resto del mondo.
Intanto l'Italia deve recuperare terreno in Cina (impresa ardua) nei confronti dei cugini europei, quali Germania, Francia, Inghilterra, Spagna, Olanda, Svezia che per settori diversi hanno una presenza più solida e strutturata in Cina. In sintesi HANNO INVESTITO DA ANNI SU QUEL MERCATO e stanno continuando a farlo.
L'Italia deve recuperare, poi, verso le altre nazioni del mondo che hanno qualcosa in più da offrire alla Cina. Africa, Sud-America, Sud Est Asiatico, Oceania, Medio Oriente.
Ecco allora che dobbiamo domandarci:
- se noi non investiamo in Cina perché la Cina dovrebbe investire su di noi ?
- Quale "scambio" di servizi (la cooperazione cinese è basata sullo scambio per la crescita) noi possiamo fare con la Cina che gli altri non fanno ?
L'Australia ha un rapporto privilegiato perché la Cina è il primo acquirente di lana, il Kazakistan per il Cotone, il Cile per il rame ed altre materi prime, il Brasile idem, la Germania per l'industria, il Giappone per l'elettronica, eccetera.
A questi Paesi si aggiungono quelli amici come Corea del Nord, Vietnam, alcuni Paesi dell'Est Europa, legati da decenni da ragioni politiche, militari ed economiche.
Ci sono Paesi come USA, Russia, Giappone ed anche Taiwan dove il rapporto con la Cina lo si può definire di "amore e odio" una sorta di cooperazione necessaria alla crescita.
E l'Italia ?
L'Italia ha tutti i requisiti per essere "simpatica" alla Cina, ma non necessaria ! Per questo alla Cina è al momento sufficiente l'attività e la penetrazione dei cinesi residenti in Italia che piano piano stanno "conquistando" il nostro paese e con la nostra approvazione. Molte aziende (e forse anche molte istituzioni) si augurano che qualche magnate cinese acquisti la loro attività pensando che l'immissione di denaro fresco aiuti la nostra economia.
Ma questa non è la strada giusta.
Per fare affari con la Cina si deve investire, e lo si deve fare in Cina per farsi vedere, per valorizzare il nostro prodotto, per vendere meglio, per essere credibili, per creare nuovi sbocchi di mercato, per avere una "valida moneta di scambio", per non essere copiati, per avere più forza contrattuale, eccetera.
Negli affari non bisogna essere simpatici, si deve essere utili e necessari. E la Cina, che è un paese pragmatico, cerca e vuole questo. In questo modo anche noi avremmo una contropartita valida.
Un caro amico cinese parlando delle aziende italiane mi diceva: "Perché dovrei investire io sul marketing delle aziende italiane quando loro non vogliono mettere niente ? Perché se le aziende italiane ritengono importante il mercato cinese ed il loro prodotto altamente qualificato e competitivo non investono per loro stessi invece di chiederlo alla controparte cinese ?"
Esistono tuttavia alcune belle eccezioni italiane in Cina che, purtroppo, tali rimangono e che quasi sempre si sono costruite il mercato senza l'aiuto alcuno delle nostre istituzioni.
Alla luce di questa riflessione non c'è da da sorprendersi se l'11a edizione della Fiera Internazionale dei Beni di Consumo che si svolge a Ningbo (città gemellata fra l'altro con Firenze) patrocinata dal Ministero del Commercio di Pechino e dalla Provincia di Zhejiang (da dove provengono i cinesi residenti in Italia) abbia un sito web di presentazione in ben 11 lingue (cinese tradizionale e semplificato, inglese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, coreano, russo, giapponese, arabo), ma non in l'italiano !!!!
Questa è la considerazione e la visibilità dell'Italia in Cina !
I risultati con la Cina si ottengono tramite una politica di penetrazione graduale, diretta, operativa legata ad un investimento programmato.
Un proverbio cinese recita:
Quando fai piani per un anno, semini grano.
Se fai piani per un decennio, pianti alberi.
Se fai piani per la vita, formi ed educhi le persone.
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